Quando ho completato il Camino di Santiago, qualche anno fa, un amico francese mi ha scritto…
“Ci fai godere del tuo viaggio interiore, e ti piace mettere in relazione la bellezza del mondo sotto i tuoi piedi; è davvero una bella sensazione”.
In questa frase è racchiusa la sintesi del percorso di coaching con l’esercizio del cammino: una sfida, come quella di un cammino. Percorrere chilometri, su sentieri e asfalto, flessibili alle variazioni, con il meteo che cambia.
Si vive e si racconta il coaching come un viandante, con la curiosità e le domande di chi domani interagirà con le Persone e le loro situazioni uniche, sostenute da potenziali miracolosi.
Un cammino racconta storie, è fatto di passaggi che ciascuno disegna (e ridisegna), dal presente percepito al futuro desiderato con quell’insostenibile leggerezza dell’andare che tutto regola e sostiene.
Quando ho completato il Camino di Santiago, qualche anno fa, un amico francese mi ha scritto…
“Ci fai godere del tuo viaggio interiore, e ti piace mettere in relazione la bellezza del mondo sotto i tuoi piedi; è davvero una bella sensazione”.
In questa frase è racchiusa la sintesi del percorso di coaching con l’esercizio del cammino: una sfida, come quella di un cammino. Percorrere chilometri, su sentieri e asfalto, flessibili alle variazioni, con il meteo che cambia.
Si vive e si racconta il coaching come un viandante, con la curiosità e le domande di chi domani interagirà con le Persone e le loro situazioni uniche, sostenute da potenziali miracolosi.
Un cammino racconta storie, è fatto di passaggi che ciascuno disegna (e ridisegna), dal presente percepito al futuro desiderato con quell’insostenibile leggerezza dell’andare che tutto regola e sostiene.
In questa parafrasi è racchiuso lo scorrere del percorso, il flow che secondo Mihály Csíkszentmihályi predispone all’esperienza ottimale, uno stato di completo assorbimento nel quale ci si ritrova ad esempio proprio su un tracciato, in un cammino.
In quelle frazioni, in quei passaggi, il tempo vola, mentre le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono uno dopo l’altro, si accavallano senza sosta.
È come una spinta, in cui perdiamo la coscienza del tempo – come giusto accade in un percorso a piedi – perché l’immersione è talmente profonda da impedire o frenare altri pensieri, concentrati come si è su quell’obiettivo specifico.
Il flow, il flusso è come l’andare a tempo, rispettando se stessi, senza riferimenti temporali: passi che vanno e passi che tornano.
In questa parafrasi è racchiuso lo scorrere del percorso, il flow che secondo Mihály Csíkszentmihályi predispone all’esperienza ottimale, uno stato di completo assorbimento nel quale ci si ritrova ad esempio proprio su un tracciato, in un cammino.
In quelle frazioni, in quei passaggi, il tempo vola, mentre le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono uno dopo l’altro, si accavallano senza sosta.
È come una spinta, in cui perdiamo la coscienza del tempo – come giusto accade in un percorso a piedi – perché l’immersione è talmente profonda da impedire o frenare altri pensieri, concentrati come si è su quell’obiettivo specifico.
Il flow, il flusso è come l’andare a tempo, rispettando se stessi, senza riferimenti temporali: passi che vanno e passi che tornano.