“Ci sono due modi di vivere la vita.
Uno è pensare che niente è un miracolo.
L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo”.
Albert Einstein
Per questo osservo e amo parlare con la gente, di argomenti diversi, ascoltando molto.
E poi imbastire relazioni, cercare i punti di incontro per avviare un progetto di collaborazione o creare una rete collaborativa esente da canoni impolverati, efficace.
In un’epoca in cui confondiamo le distanze sociali con quelle fisiche, meglio un reset – come diceva un collega quando non gli si accendeva il pc – per riportare la relazione sul piano umano, quello che conta di più.
“Ci sono due modi di vivere la vita.
Uno è pensare che niente è un miracolo.
L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo”.
Albert Einstein
Per questo osservo e amo parlare con la gente, di argomenti diversi, ascoltando molto.
E poi imbastire relazioni, cercare i punti di incontro per avviare un progetto di collaborazione o creare una rete collaborativa esente da canoni impolverati, efficace.
In un’epoca in cui confondiamo le distanze sociali con quelle fisiche, meglio un reset – come diceva un collega quando non gli si accendeva il pc – per riportare la relazione sul piano umano, quello che conta di più.
Credo che senza disciplina non si vada da nessuna parte, senza applicazione ci si fermi, senza costanza ci si annoi, senza larghezza d’idee si possano solo ripetere le stesse cose, gli stessi errori.
Studiare mi è sempre piaciuto, è diventato nel tempo uno sport estremo.
La memoria si diverte a giocare a rimpiattino. Ma io mi sono fatto persuaso – scriverebbe Camilleri per procura di Montalbano – che per studiare serve solo essere “curiusu”.
“La curiusità – trovai su la nciclupidìa lìbbira di Wikipedia – è l’èssiri curiusu, n’emuzzioni ca provoca nu cumpurtamentu naturalmenti indacaturi comu l’isplorazzioni e lu ‘mparari ca sunu qualitati ca si notanu spiciarmenti nta l’essiri umani e nta nu munzieddu di specii armali.
Siccomu st’imuzzione arrapprisenta nu stimulu pp’imparari cosi novi, a curiositati eni lu “carburanti” dâ scenza e d’autri discipplini di lu studiu umanu.”
Credo che senza disciplina non si vada da nessuna parte, senza applicazione ci si fermi, senza costanza ci si annoi, senza larghezza d’idee si possano solo ripetere le stesse cose, gli stessi errori.
Studiare mi è sempre piaciuto, è diventato nel tempo uno sport estremo.
La memoria si diverte a giocare a rimpiattino. Ma io mi sono fatto persuaso – scriverebbe Camilleri per procura di Montalbano – che per studiare serve solo essere “curiusu”.
“La curiusità – trovai su la nciclupidìa lìbbira di Wikipedia – è l’èssiri curiusu, n’emuzzioni ca provoca nu cumpurtamentu naturalmenti indacaturi comu l’isplorazzioni e lu ‘mparari ca sunu qualitati ca si notanu spiciarmenti nta l’essiri umani e nta nu munzieddu di specii armali.
Siccomu st’imuzzione arrapprisenta nu stimulu pp’imparari cosi novi, a curiositati eni lu “carburanti” dâ scenza e d’autri discipplini di lu studiu umanu.”
Non uno studio matto e disperatissimo, preferisco la smania, quella per cercare agganci, ipotizzare trasversalità, costruire comparazioni edificanti, approfondire, uno studio in 3D insomma.
Con questo spirito sono sempre in viaggio, con gli imprevisti e la magia che non possono, non devono mai mancare. Ho appreso, sapendo di non sapere abbastanza, anche di ciò che conosco e non finirò mai di indagare.
“Erst probieren, dann studieren”.
prima prova, poi studia ovvero come sperimentare e riprovare per (re)immaginare ogni cosa che fai, ogni nuova idea, anche quella alla quale daresti meno peso, per raccontare poi una nuova buona stagione.
Non uno studio matto e disperatissimo, preferisco la smania, quella per cercare agganci, ipotizzare trasversalità, costruire comparazioni edificanti, approfondire, uno studio in 3D insomma.
Con questo spirito sono sempre in viaggio, con gli imprevisti e la magia che non possono, non devono mai mancare. Ho appreso, sapendo di non sapere abbastanza, anche di ciò che conosco e non finirò mai di indagare.
“Erst probieren, dann studieren”.
prima prova, poi studia ovvero come sperimentare e riprovare per (re)immaginare ogni cosa che fai, ogni nuova idea, anche quella alla quale daresti meno peso, per raccontare poi una nuova buona stagione.