Se il mio cane potesse parlare
Qualche giorno fa, prima di questo strano momento, rientrando dalla nostra consueta passeggiata, Giotto – il mio socio a quattro zampe – vede al di là del giardino la sagoma stanca e ciondolante di un cane vicino di casa, un glorioso golden.
Il passo di quel grosso cane è lento, quasi trascinato dal suo padrone, lascia intendere un buon numero di anni sulla schiena e forse qualche acciacco.
Giotto si ferma. Rimane immobile per tutto il tempo, anche il muso non tradisce smorfie, non ringhia, osserva.
Di norma reagisce, abbaia, tira.
Stavolta no. Segue con lo sguardo ogni movimento di quel suo compagno affaticato, poi si siede, rispettosamente, in silenzio, fino a che il golden non rientra nella sua casa in punta di zampa.
Lo accarezzo ripetutamente, mentre gli dico orgogliosamente “Bene, Bravo! Ottimo!”
Non sono un esperto, ma questa per reazione è di spessore, segno di una sensibile intelligenza emotiva. Commovente.
Ci sono lezioni da imparare con lui, ogni giorno. Questo è uno di quei giorni.
Il mio socio a quattro zampe non trascura mai gli insegnamenti – quelli che impartisce di più rispetto a quelli che (faticosamente) recepisce – e lo fa con la stessa disinvoltura, con la quale mi guardò 5 anni fa, quando lo presi in braccio per la prima volta, al canile dov’era stato portato, bagnato e tremante, dopo l’abbandono di alcuni giorni al freddo e alla pioggia.
Mi guardi ebbro d’amore, inclini la tua testa e ti smarrisci.
“Padrone, mio, che dici?
Con tutto quello che possiamo fare: rincorrerci, annusarci, baciarci con la lingua,
giocare con i gatti, cacciare le lucertole, mangiare.Dai retta a me, padrone mio, pensa di meno a te e asseconda il vento.
Svuotato l’io, sarai pieno di vita: importa poco se per un anno, dieci o cento”.
(“Parola di cane”, Franco Marcoaldi)
In 5 anni trascorsi appassionatamente ho appreso tanto da questa personalità #atuttotondo fidata, precisa, ma imprevedibile, che nessun corso blasonato è stato capace di lasciarmi!
#lessonslearned #dogslife